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Terzo anello per Lebron, il Prescelto

Terzo titolo Nba per Lebron James. Il primo conquistato a Cleveland, la sua città, che aveva abbandonato nel 2011 per inseguire la gloria a Miami insieme agli amici Dwyane Wade e Chris Bosh.
Tre anelli dopo sette finali, di cui sei consecutive: un’impresa riuscita solo ad alcuni giocatori dei Celtics degli anni Sessanta, che di finali consecutive ne giocarono dieci (ma quella era di gran lunga la squadra più forte della lega, allora composta di sole otto franchigie). La giocata più bella, che ha suggellato se non deciso la vittoria, è la stoppata ai danni di Igoudala a -1:52 del quarto periodo (che si aggiunge ai due tiri bloccati a Curry, uno nel secondo quarto di gara 7, l’altro nei minuti conclusivi di gara 6 ). «Questa non è una stoppata, è una Gioconda!» ha esclamato Flavio Tranquillo in telecronaca.
«Cleveland, this is for you!» ha dichiarato l’eroe del momento, che ha confermato di essere il miglior cestista del mondo proprio sul campo di Steph Curry, Mvp stagionale, e dei Golden State Warriors, che hanno dominato la regular season vincendo 73 partite e abbattendo il record dei Bulls di Michael Jordan, che resisteva dal 1996. I tifosi di Cleveland non si fregiavano di un titolo sportivo da cinquantadue anni (l’ultimo successo risaliva al 1964, con i Browns, nella Nfl).


Ma le Finali Nba del 2016 hanno regalato tanti altri record, oltre a brividi e capovolgimenti inediti, quasi tutti firmati da Lebron in persona.

Trascinati dalle sue prestazioni, i Cavaliers hanno infranto un tabù rimasto  inviolato dalle origini della Nba, diventando la prima squadra di sempre a vincere il titolo dopo aver recuperato da uno svantaggio di 1-3 (e sono una tra le poche formazioni ad aver trionfato in gara 7 in trasferta). Con 27 punti, 11 rimbalzi e 11 assist, «il Prescelto» diventa invece il terzo giocatore – dopo Jerry West nel 1969 e James Worthy nel 1988 – a realizzare una tripla doppia in gara 7. Per Lebron è la settima tripla doppia nelle Finali Nba: ora è a una sola lunghezza da Magic Johnson (8 in nove Finali disputate), ma solo in questa serie Lebron ne ha sfiorate altre tre (totalizzando 9 assist e una doppia doppia punti-rimbalzi in gara 1, 2 e 4). In gara 5 e in gara 6 ha segnato 41 punti, così ora in carriera può vantare cinque partite da 40 o più punti nelle Finali: proprio come Shaquille O’Neal, solo una meno di Jordan. In gara 5 anche Kyrie Irving ne ha segnati 41, e lui e Lebron sono i primi compagni di squadra a superare il muro dei 40 punti nella stessa partita delle Finali.

A trentun anni James può vantare tre anelli, come Larry Bird, e tre Finals Mvp. Jordan, con sei titoli e sei Finals Mvp, sembra ancora lontano, ma O’Neal (4 titoli, 3 Mvp) Bryant (5 titoli, 2 Mvp), Duncan (5 titoli, 3 Mvp) e Magic (5 titoli, 3 Mvp) sono lì a un passo. Con questo successo, in ogni caso, Lebron si guadagna definitivamente un posto tra i più grandi di sempre – e mette a tacere, forse per sempre, i suoi haters a Cleveland e altrove. Gara 7 delle Finali 2016 è stata il capolavoro della sua carriera, come gara 6 del 1980 per Magic, o gara 6 del 1998 per Michael…

A proposito di «His Airness»: l’anno scorso festeggiavamo l’uscita di Michael Jordan, la vita, la corposa biografia dedicata da Roland Lazenby al più grande atleta della storia. Quest’anno è in libreria, per la collana Attese, un altro romanzo incentrato sul mondo del basket: Ventiquattro secondi di Simone Marcuzzi, la biografia immaginaria del primo cestista italiano a calcare il parquet della Nba.

(MM)

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