Il caso Elena Ferrante (o chi per lei)
«Nessuno l’ha mai incrociata per caso, come perfino al vecchio eremita Salinger era accaduto al supermercato. Non se ne ha nemmeno una foto giovanile, come dell’altro grande solitario Thomas Pynchon». A scrivere è Paolo Di Paolo sulla «Stampa» del 13 ottobre scorso, commentando il successo americano di Elena Ferrante, di identità ancora ignota dopo oltre vent’anni di carriera, ma in compenso osannata di recente sulle pagine del «New Yorker».
Prima James Wood ha parlato di «literary excitement» per I giorni dell’abbandono, poi Molly Fischer ha dichiarato di aver cominciato a leggere la trilogia dell’Amica geniale e di non essere più riuscita a fermarsi – proprio ora che è atteso in libreria il quarto volume della serie, Storie della bambina perduta (e/o).
«C’è sempre qualcosa di misterioso nella fortuna critica di un autore all’estero» scrive Di Paolo. «Gli ostacoli sono tanti: la complessità stilistica, la traducibilità di un immaginario, di un orizzonte storico e culturale. A Elena Ferrante, la misteriosa autrice di L’amore molesto, è accaduto il miracolo che accade a pochissimi autori italiani: essere scoperta e celebrata in America».
Leggi tutto l’articolo di Paolo Di Paolo sulla «Stampa».
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