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Capote secondo Plimpton (oltre ad amici, nemici, conoscenti e detrattori)

A novant’anni dalla nascita e a trenta dalla morte di Truman Capote, il controverso autore di Colazione da Tiffany e A sangue freddo – non da molto riportato in auge presso il grande pubblico dal compianto Philip Seymour Hoffman – è uscito in Italia per Garzanti la biografia dell’autore firmata George Plimpton nel 1997, attraverso la tecnica da lui brevettata del montaggio di interviste.

Un connubio affascinante, quello tra il presunto inventore del New Journalism (o della non-fiction novel) e Plimpton, una delle personalità più eclettiche della cultura americana, pioniere del cosiddetto «giornalismo partecipativo», nonché autore del Curioso caso di Sidd Finch, cofondatore della «Paris Review» e scopritori di talenti – tra i quali nientemeno che Philip Roth, il quale nel Fantasma esce di scena scrisse: «Quando la gente dice: “ Voglio essere felice”, potrebbe dire semplicemnete “ Voglio essere George Plimpton”».

Leggi la recensione del libro di Iaia Barzani su Wuz.it
Leggi l’articolo su Capote scritto da Paolo Di Paolo per «La Stampa»

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