Billie Jean King goes to Russia
Sono passati più di settant’anni dalle leggi razziali e omofobe di Hitler, che misero a repentaglio – fra le tante – anche la vita e la carriera del barone Gottfried von Cramm, il miglior tennista tedesco dell’epoca, nonché uno dei tre eccentrici protagonisti della finale interzone di Coppa Davis del 1937 – ovvero «la più bella partita di tennis di tutti i tempi», ricostruita nelle pagine di Terribile splendore di Marshall Jon Fisher.
A quanto pare la Storia tende a ripetersi, se è vero che alla fine del 2014, Barack Obama è stato costretto a inviare l’ex tennista Billy Jean King, icona del movimento gay, a rappresentare gli Stati Uniti alla cerimonia inaugurale dei giochi invernali di Sochi, il prossimo 7 febbraio.
Uno «schiaffo» diplomatico alla Russia di Vladimir Putin, da mesi al centro delle polemiche per le sue politiche discriminatorie nei confronti degli omosessuali.
Il messaggio del capo della Casa Bianca è inequivocabile, dal momento che insieme alla King – che nel suo palmarès, oltre a dodici tornei del Grande Slam, vanta il trionfo nella celebre «battaglia dei sessi» del 1973) – la delegazione americana porterà anche Caitlin Cahow, ex giocatrice di hockey su ghiaccio, ex olimpionica e lesbica dichiarata.
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