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Robert Penn Warren intervista Martin Luther King

Cinquant’anni fa – esattamente il 18 marzo 1964, pochi mesi prima della approvazione del Civil Rights Act che pose fine alla segregazione razziale negli Stati Uniti – il premio Pulitzer Robert Penn Warren intervistò il reverendo Martin Luther King Jr.
Il colloquio, della durata di circa quarantasei minuti, fu registrato su nastro e utilizzato da Warren per comporre la sua celebre antologia di interviste con i principali leader del movimento per i diritti civili (da Malcolm X a Stokely Carmichael), pubblicata nel 1965 con il titolo Who Speakes for the Negro?
Le registrazioni originali – che toccano una varietà di temi socioeconomici e culturali, dall’integrazione scolastica alla non-violenza, dalle diverse forme di razzismo nei vari stati americani al ruolo del nazionalismo nero, dal Free Southern Theatre all’impegno dei bianchi all’interno del movimento – sono state a lungo custodite dalla Yale University e dalla University of Kentucky, finendo col tempo per essere dimenticate.
Circa otto anni fa un giovane laureato, apprendendo della esistenza delle registrazioni, contattò Mona Frederick, direttrice del Robert Penn Warren Center della Vanderbilt University (dove Warren studiò), innescando un processo di ricerca archivistica che ha portato a far confluire in un’unica raccolta una serie di fotografie, trascrizioni integrali e versioni audio digitali delle interviste in questione.
Ora questo prezioso e inedito materiale – testimonianza sia del lavoro documentaristico di Warren sia del ruolo dell’autore come portavoce della politica di integrazione razziale nell’America degli anni Sessanta – è stato reso disponibile on line con il nome di Robert Penn Warren Civil Rights Oral History Project.

Qui puoi ascoltare l’intervista di Warren a King.
Clicca qui per accedere invece al resto della collezione, parte di un più ampio progetto promosso dalla University of Kentucky (il Kentucky è lo stato di nascita di Warren) e dalla Vanderbilt, che contribuì alla ascesa di Warren come poeta e critico letterario negli anni Venti e Trenta del Novecento, prima che l’autore ottenesse «fama imperitura» (e il Pulitzer per la narrativa) con il suo capolavoro Tutti gli uomini del re, «il miglior romanzo politico della letteratura americana», riproposto ora nella versione restaurata e in una nuova traduzione nella collana Indies da Feltrinelli e 66thand2nd.

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