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Nouvelle Vague Africa

Scrive il «New York Times» che una decina d’anni fa, quando la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie cercava di pubblicare il suo primo romanzo (Ibisco viola), il suo agente le disse: «Sarebbe molto più facile se fossi indiana».  Perché gli autori indiani all’epoca andavano di moda. Ora il vento sembra cambiato e gli scrittori africani o di origine africana svettano nella classifiche e fanno incetta di premi letterari. Tra questi si segnalano, ovviamente, molti autori anglofoni cresciuti al di fuori del continente – oltre alla Adichie, Helen Oyeyemi, NoViolet Bulawayo, Teju Cole, Taiye Selasi, Ishmael Beah e Binyavanga Wainaina, l’autore keniano del memoir Un giorno scriverò di questo posto. Una nuova ondata di voci africane –  a cui vanno aggiunte anche quelle dei colleghi di lingua francese, come i nostri Alain Mabanckou, In Koli Jean Bofane e Scholastique Mukasonga – che hanno avuto possibilità di raccontarsi anche grazie ad alcuni cambiamenti positivi avvenuti in Africa nell’ultimo decennio.

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