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Dal ring alla lotta per la libertà. Addio Madiba

«Vorrei esprimere il mio dolore per l’uomo che ci ha fatto capire che possiamo cambiare il mondo» ha detto il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, in ricordo di Nelson Mandela, scomparso lo scorso 5 dicembre a novantacinque anni. «Ho tratto ispirazione dalla sua vita» ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Tutte le prime pagine dei giornali del pianeta hanno aperto con l’annuncio della morte del leader sudafricano. I funerali sono previsti per il 15 dicembre, davanti ai grandi del mondo.

Liberò il Sudafrica con lo sport

Oltre a essere stato per oltre mezzo secolo il simbolo della lotta all’apartheid e al razzismo, Nelson Mandela (1918-2013) ha praticato la boxe, dietro le sbarre ha fondato una squadra di calcio, grazie al rugby ha consacrato l’uguaglianza tra i cittadini del suo paese, è riuscito a portare la Coppa del mondo in Sudafrica – manifestazione che iniziò simbolicamente l’11 giugno, lo stesso giorno in cui quarantasei anni prima, nel 1964, lui e i suoi sette compagni di lotta furono condannati all’ergastolo per sabotaggio.

«Ha mostrato a tutti come si può combattere da un quadrato e poi finire a lottare nella società per qualcosa di più grande, la libertà. […] La frase preferita di Mandela è stata: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo”. […] Grazie a Invictus per averci creduto e per avercelo insegnato».
Ascolta il ritratto di Emanuela Audisio su Repubblica tv, Mandela, liberò il Sudafrica con lo sport.

 

Il «ring invisibile» di Madiba

Robben Island – l’Alcatraz africana – Mandela ascoltava le radiocronache delle sfide Borg-McEnroe, rivendicava «la propria dignità» giocando a calcio, e si teneva in forma psicofisica con la boxe.
Ecco le sue parole sull’arte – o, meglio, sulla scienza – del pugilato:

«I did not enjoy the violence of boxing so much as the science of it.  I was intrigued by how one moved one’s body to protect oneself, how one used a strategy both to attack and retreat, how one paced onself over a match.  

Boxing is egalitarian.  In the ring, rank, age, color, and wealth are irrelevant. […] I never did any real fighting after I entered politics.  My main interest was in training; I found the rigorous exercise to be an excellent outlet for tension and stress.  After a strenuous workout, I felt both mentally and physically lighter.  It was a way of losing myself in something that was not the struggle.  After an evening’s workout I would wake up the next morning feeling strong and refreshed, ready to take up the fight again».  (Mandela, Long Walk to Freedom).

 

Mandela-Sparring_extra

Nelson Mandela (a sinistra) allena il fisico e la mente in carcere

 

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