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Un giorno solo felice

Nel giorno in cui il Doutor Sócrates avrebbe compiuto sessant’anni, Lorenzo Iervolino, autore di Un giorno triste così felice. Sócrates e la Democrazia corinthiana (in libreria dal 22 maggio per 66thand2nd), ricorda il fuoriclasse brasiliano con questo articolo pubblicato sulla rivista O III Berro di Ribeirão Preto, città dello Stato di San Paolo nella quale il Doutor si trasferisce subito dopo la nascita.
Un omaggio al festeggiato, certo, ma soprattutto un ringraziamento corale a tutte le persone – i familiari, gli amici e gli ex compagni di squadra di Sócrates – che hanno accolto Lorenzo durante il suo soggiorno in terra brasiliana per seguire le orme del giocatore artefice dell’esperimento più rivoluzionario mai attuato all’interno di uno spogliatoio.
Buon compleanno, Doutor!

 

Lorenzo Iervolino in compagnia di Kaxassa durante il suo soggiorno in Brasile

Lorenzo Iervolino in compagnia di Kaxassa durante il suo soggiorno in Brasile

Un libro su Sócrates in uscita in Italia

Breve storia di un’esplorazione (in una vita straordinaria)
Lorenzo Iervolino

Ho seguito le sue tracce per più di un anno, con l’animo di un innamorato e gli occhi di un detective selvaggio. Ho raccolto le sue parole come un collezionista di petali, cercandole tra i suoi scritti, nelle interviste, tra i ricordi di chi lo ha conosciuto o ammirato o a volte contestato. Ho assistito alle sue partite con trent’anni di ritardo, emozionandomi ogni volta e rischiando di rimanere intrappolato in una dimensione parallela. Poi, attraverso la letteratura, ho cercato di cambiare pelle al passato, di aggiungere contenuto ai poster, graffiando via la crosta dura delle semplificazioni e soffiando sulla polvere del tempo. Una notte mi sono anche arrampicato sul colle di Grassina per visitare la casa dove il Doutor ha trascorso la sua sfortunata stagione italiana, ai tempi della Fiorentina. E ora sono qui, a Ribeirão Preto, davanti al cinema Cauím, con una birra Colorado Cauím in mano, a parlare col suo amico Kaxassa. E ogni voce, ogni strada, ogni silenzio mi parla di Sócrates Brasileiro, senza che io debba muovere un dito.
Un giorno triste così felice. Sócrates e la Democrazia corinthiana uscirà a maggio del 2014 in Italia, per la casa editrice 66thand2nd di Roma.
Non sarà una biografia. Sarà una scoperta di idee, di umanità, di coerenza. Della storia di un uomo che avrebbe potuto scegliere di essere solo uno dei migliori e più famosi calciatori del suo tempo, e invece ha scelto di essere molto di più: sé stesso.
Tutti i dialoghi del libro, tutte le parole che ho scelto di far dire a Sócrates, appartengono già a lui, perché sono parte di quella collezione di petali, di quel bagaglio di crescita che mi porterò sempre dietro, e che è rappresentato dalle frasi da lui veramente dette in pubblico, o confidate agli amici, ai compagni di squadra. A chi ha condiviso con lui un pezzo di cammino, percorrendolo nella stessa direzione o in direzione contraria, non importa.
La parte centrale del libro è dedicata all’esperienza della Democrazia corinthiana, che Sócrates ha contribuito a instaurare nel Parque São Jorge. E se è giusto dire che quella fu un’esperienza collettiva, è altrettanto corretto affermare che è conosciuta nel mondo proprio grazie al Doutor. Al suo pugno stretto al cielo, alla sua gola che vibra in piazza Anhangabaú il 16 aprile 1984. All’umiltà, all’eleganza e all’intelligenza di ogni suo gesto.

L’invasione di umanità che ho ricevuto a Ribeirão Preto non era prevista. È stata un regalo. Le parole e i racconti dei suoi amici hanno dato un valore al mio lavoro che nessuna invenzione letteraria avrebbe saputo eguagliare. Anche per questo non credo di sbagliare se penso che questo libro, come tutte le storie, è un’opera collettiva. Una raccolta di voci che vibrano tra le strade di quella città, che attraversano i corpi e che mi hanno saputo riconsegnare un pezzetto della storia che ho provato a raccontare.
Alcune cose, però, ho scelto di non scriverle, di tenerle per me. Saranno il mio tesoro personale. Alcuni sguardi. Un sorriso, in particolare, lo terrò stretto e ben custodito. Nel libro non si parlerà infatti della vita personale del Doutor. Non mi è mai interessato il gossip, che in Italia va tanto di moda. Inoltre credo che i suoi familiari più stretti, e le persone che continuano ad amarlo, a soffrire, a ricordarlo – non quelle che pensano di sfruttare il suo nome – se lo vorranno, quando lo vorranno, faranno sentire direttamente la loro voce. La voce di Sócrates avrà invece il suo spazio, e di questo ne sono fiero. Il Magrão, come un narratore aggiunto, farà spesso irruzione, con le sue parole poetiche, in monologhi e in citazioni che sintetizzano una visione del mondo.
Nel ringraziare chi ospita queste mie parole, e i tanti che me ne hanno regalate di loro, chiudo con una proposta. Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere Dedé Cruz, un uomo di grandissima gentilezza. Un musicista, quindi un possessore di segreti sconosciuti a noi comuni mortali. Nel suo locale A Casa do Dedé, un luogo che ancora parla di tutta la vita che lui e Sócrates hanno condiviso lì, ho parlato con lui di un’idea. Questa: in Italia ci sono due piccoli paesi divenuti molto famosi per i loro murales. Murales che raccontano storie importanti per quei luoghi. Ebbene, ho detto a Dedé, non sarebbe bello vedere per le strade di Ribeirão il viso sorridente del Doutor Sócrates? L’eleganza del suo colpo di tacco, la sua testa alta, in ogni occasione? I momenti della sua vita raccontati dai muri della sua città, uniti, inseparabili, oltre ogni limite?
Perché le storie non si fermano. La sofferenza, a volte, può anche essere il motore in grado di generare gioia. Perché – come sosteneva il Doutor da bola – «le lacrime possono essere i semi dell’allegria».

 

Lorenzo Iervolino (Roma, 1980) è redattore di TerraNullius e componente della direzione artistica di Flep! Festival delle Letterature Popolari, nonché autore di format radiofonici e ricercatore di storia orale.

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