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Il potere della letteratura

Alain Mabanckou a Letterature 2015

Alain Mabanckou a Letterature 2015

Ecco il testo inedito che Alain Mabanckou ha letto al pubblico del festival Letterature di Roma, in piazza del Campidoglio, in occasione della serata dedicata ai finalisti del premio Strega Europeo. Il giorno prima della vittoria di Nicola Lagioia allo Strega italiano, il riconoscimento al miglior autore straniero è stato poi consegnato alla scrittrice ucraina Katja Petrowskaja durante la cerimonia ufficiale tenutasi il primo luglio alla Fondazione Bellonci.

 

Il potere della letteratura di Alain Mabanckou

La letteratura ha potere? Mi pongo spesso questa domanda, ogni volta che apro le pagine del romanzo Il tunnel dello scrittore argentino Ernesto Sabato. Subito ripenso al mio amico d’infanzia Richard. Sognava di diventare un «grande scrittore» e ripeteva dalla mattina alla sera quanto era stato colpito da Sabato: quell’argentino gli aveva precluso ogni chance di lasciare il segno nella storia della letteratura.

Richard parlava della propria vocazione mancata con una sorta di rancore nei confronti dell’autore del Tunnel.

La sera in cui mi ha regalato il libro, l’ho aperto prima di andare a dormire, con un misto di grande curiosità e rancore. Lo stesso rancore nutrito dal mio amico nei confronti di Sabato. Il libro faceva capolino qua e là tra i miei appunti del liceo Karl Marx, e io continuavo a rimandare il giorno in cui avrei finalmente intrapreso la lettura dell’opera.

Poi è avvenuto l’incontro. Ho preso il libro e mi sono sistemato su una panca davanti a casa nostra, di fronte al famoso barbiere Moulounda. Perché mi ero sistemato fuori, in quel tardo pomeriggio? Forse per ingannare la noia. Se il libro mi fosse caduto di mano, avrei potuto se non altro guardare gli uomini del vicinato mentre aspettavano il loro turno davanti alla bottega di Moulounda.

Ho letto le prime pagine. Lì per lì, mi sono detto che si trattava di una storia ordinaria, che aveva sullo sfondo una trama delittuosa destinata a lasciare al lettore l’incombenza di svelare l’enigma e scoprire il colpevole, grazie a un susseguirsi di indizi che lo scrittore avrebbe disseminato qua e là del genere se ne trovavano dappertutto, ne avevo già lette di simili nei romanzi gialli. Era una ricetta ormai collaudata, che cominciava a stancare. Una storia d’amore. Un delitto. Un criminale che confessa o viene colto con le mani nel sacco per aver trascurato un piccolo particolare. Niente di nuovo sotto il sole. Insomma, non mi aveva colpito per niente…

La sera, a letto, avevo il libro in mano. Non ero pi Pointe-Noire, ero altrove. Lontano, in un paese dove il tempo passava senza che me ne rendessi conto. Come aveva fatto l’autore a trattare in modo tanto sintetico una storia la cui complessità cresceva pagina dopo pagina? Aveva, nel delineare ciascun personaggio, un potere di persuasione così intenso che le scene sembravano quasi svolgersi in camera mia. Impossibile addormentarsi. Sì, qualcosa di strano si tramava tra quelle pagine. Il libro era una tela, da osservare attentamente prima di chiudere gli occhi, e da ricostituire poi nel proprio immaginario. Dovevo scovare un dettaglio perduto da qualche parte nel rosso di quel sangue sgorgato da un delitto quantomeno inesplicabile, ma che il narratore tentava di giustificare con una freddezza e un’ipocrisia degne di un avvocato disonesto.

A metà libro, la voce del narratore era diventata ormai la mia. La letteratura mi mostrava il suo potere. Tutto il suo potere. Leggevo ad alta voce. Accompagnavo il personaggio-narratore Juan Pablo Castel . Vivevo le sue angosce, soffrivo delle sue stesse fobie e mi rammaricavo per la sua sorte. Chi era davvero quell’artista assassino? Perché mi parlava da una cella? Perché mi confessava il suo assassinio in termini asciutti e distanti al punto da tramutare anche me in un assassino? Perché quel Juan Pablo Castel aveva ucciso a quel modo la povera María Iribarne Hunter – una donna incontrata a una mostra, mentre era intenta ad ammirare uno dei suoi quadri? Possedeva ancora una coscienza, dopo una simile atrocità? E María Iribarne Hunter era la stessa donna che avrebbe incrociato nelle strade di Buenos Aires e sarebbe divenuta la sua amante!

Mi ero innamorato anch’io di María Iribarne. La gelosia di Juan Pablo Castel mi pervadeva. La sentivo salire su per lo stomaco a soffocarmi la gola. Tremavo, girando le pagine. Se il narratore spiava l’amante nelle sue azioni quotidiane o le poneva una quantità di domande su dove era stata durante il giorno, io la inseguivo pagina dopo pagina fino al drammatico epilogo. Io, lettore, sapevo che María Iribarne avrebbe eluso le trappole del futuro colpevole, ma lui non lo sapeva. Ero di volta in volta vittima e assassino. Come si poteva leggere Il tunnel senza sentir battere il cuore per María Iribarne Hunter? Juan Pablo Castel è rozzo, impacciato. È il tormento di un personaggio preso nella morsa della passione amorosa e della gelosia più viscerale.

Al di là di quello che potrebbe essere scambiato per un semplice «dramma della gelosia», Sabato si abbandona in realtà a una riflessione sulla solitudine dell’artista. Al favoloso e al «magico» apprezzati da tanti suoi contemporanei, Sabato oppone un esistenzialismo glaciale nel suo romanzo. Una scrittura così limpida sollecita senza posa l’emozione del lettore. Lo scrittore è insomma una specie di entomologo, un meticoloso cronista del reale. Sabato mi aveva abbacinato con il colore e la varietà dei sentimenti umani. La letteratura è insieme un proiettarsi verso l’avvenire e una maniera di correggere le asperità del passato. È un viaggio nel tempo e un’odissea verso il futuro. Perciò il suo potere resterà sempre intatto e ineguagliato. Ed è per questo che in tanti paesi lo scrittore è una creatura «pericolosa» a cui va impedito di esprimersi.

Il potere della letteratura è la libertà di espressione e la magia di catapultarci in un mondo, un mondo diverso dove ci è consentito sognare…

 

© Alain Mabanckou, 2015
traduzione italiana di Daniele Petruccioli
© 66thand2nd, 2015

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